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Clo

martedì 27 settembre 2011

Confettura di uva bianca da vino




Settembre è il mese per eccellenza della vendemmia.  Ora siamo in pieno periodo e le uve hanno raggiunto il grado di maturazione. Ho avuto la possibilità di andare nella vigna di mio cognato Sandro e vedendo quei lunghi filari pieni di grappoli color oro, ho pensato bene di raccoglierne  un bel quantitativo. Ho preparato una confettura di uva da vino senza conservanti e addensanti. Un lavoro lungo e stancante, ma alla fine n’è valsa la pena.

   

     



Ingredienti:
grappoli di uva da vino (o altro tipo d’uva)
500 gr di zucchero per ogni kg di uva passata
2 mele con la buccia per ogni kg di acini
tanta pazienza e tanto tempo

Scegliere dei grappoli d’uva da vino ben maturi. Eliminare  gli acini marci e lasciare quelli più sani e belli. Lavare bene i grappoli sotto acqua corrente fredda e lasciarli asciugare. Staccare gli acini dal raspo e metterli in una pentola con le mele tagliate a pezzetti con tutta la buccia. Lasciare cuocere per circa 30 minuti con il coperchio a fuoco medio. Girare spesso e schiacciare gli acini per far uscire il succo. Passare il composto con il passaverdure. Pesare la polpa ottenuta e metterla in una pentola con il fondo spesso. Far riprendere il bollore e aggiungere per ogni kg di passato d’uva 500 gr di zucchero. Mescolare e lasciare cuocere a fuoco moderato. Girare la confettura e schiumare quando è necessario. Il tempo di cottura varia secondo la quantità di prodotto (3/4 ore), fare la prova piattino: mettere un po’di confettura su un piattino freddo di freezer, inclinare il piattino, se scivola lentamente è pronta, se “corre” continuare la cottura. Riempire, chiudere ermeticamente e capovolgere i vasetti di vetro, precedentemente sterilizzati. Conservare la confettura in un luogo fresco e scuro.

A fine cottura si può aggiungere un pezzettino di cioccolato fondente o del whisky.






mercoledì 21 settembre 2011

Passeggiate nell'Arte - Palazzo Barberini

Dopo quindici giorni di mare, spiagge assolate, turisti e bagnanti vocianti, siamo andati in una profonda crisi di astinenza da cultura.
Mi sono ritrovata a vagare su Internet cercando, per il weekend passato, un Museo, una galleria, una mostra che mi desse un pò d’ossigeno. Quasi per caso, mi sono ricordata di una trasmissione che avevo sentito qualche giorno prima su Radio Vaticana. In questa trasmissione si parlava dell’apertura di un nuovo piano a Palazzo Barberini. Non avevo prestato molta attenzione, ma avevo captato alcune frasi che mi avevano molto colpito. Arte Barocca, nuova ambientazione e ristrutturazione, inaugurazione di nuove Sale. La curiosità e l’astinenza da polo museale mi ha convinto ad andare a visitare questa Galleria. In effetti, Palazzo Barberini ospita una collezione di Arte antica che non conoscevo. Dal sito Internet dei Beni Culturali, peraltro molto ben fatto, ho preso gli orari e, in un caldissimo mezzogiorno romano, con mio marito ci siamo diretti verso il Museo. Questa è la locandina che ci hanno dato al’’ingresso.



dalla quale abbiamo appreso che effettivamente avremmo visitato delle nuove sale al secondo piano e che in queste sale erano esposte delle opere dal Barocco al Neoclassico. Ottomo!!! Prima buona sorpresa.

La seconda sorpresa è stato il biglietto d’ingresso. Solo 5€. Con un pò di timore di aver perso tempo, vista l’esiguità della spesa e l’abitudine a pagare ben altre cifre, siamo entrati nella prima di 34 sale.
Passando di sala in sala le parole che avevo ascoltato alla Radio mi tornavano alla mente: nuova ambientazione, ristrutturazione dei soffitti decorati, fruibilità, didattica. Ed effettivamente sono tutte componenti che rendono questa Galleria una delle più interessanti che ho mai visto. Una bellissima ristrutturazione dei soffitti decorati e delle pareti di tutte le sale e soprattutto delle nuove al secondo piano, permette in un’ambiente accogliente (aria condizionata da per tutto) di fare un percorso nell’Arte pittorica dall’anno mille fino e metà del Settecento. Passeggiare tra le Sale decorate in perfetto stile Barocco e le Opere dei maggioni pittori italiani e di molti stranieri, divisi nelle varie sale per Anno, ambientazione o scuole pittoriche (Sala 1 Icone e croci dipinte, Sala 2 Scuola del trecento, Sala 3 Tardo Gotico e Primo rinascimento etc.) è veramnte formativo. Rende effettivamente l’idea di come si sia sviluppata la pittura in Italia nei vari secoli. Potrebbe, a mio avviso, essere inserita in un ideale percorso didattico per studenti di tutte le età.
E tutto questo senza parlare dell’emozione che Raffaello, Caravaggio o Pietro da Cortona riescono a dare dopo cinque secoli a degli appassionati come noi.
Guradando quelle Opere immortali, mi sono resa conto che la differenza sostanziale con la fotografia è che, nella fotografia è possibile dare un’immagine assolutamente realistica che riesce senza dubbio ad emozionare, ma questi quadri sono la realtà, anche quando non rappresentano la realtà. Questo perchè è possibile cogliere facilmente l’emozione che l’autore ci trasferisce. Infatti, tutto il tragitto è stato un susseguirsi di emozioni senza soluzione di continuità.
Per la descrizione delle Sale, si rimanda al sito Internet dei Beni Culturali. Un solo accenno alle opere che più ci hanno colpito.
-          Nella Sala 9 del piano terra , “Nordici”, c’è un’opera del pittore  Josse Lieferinxe raffigurante i Pellegrini alla tomba di san Sebastiano, estremamente realistica e moderna.
-          Nella Sala 10 del piano nobile “I Fiorentini”, l'opera La Maddalena di Piero di Cosimo rende spendidamente omaggio alla pittura fiorentina del rinascimento.
-          La Sala 12 sempre al piano nobile è dedicata a Raffaello e, soprattutto, alla Fornarina, uno dei capolavori di Palazzo Barberini. 
-          Nella Sala 20, le opere di Caravaggio e soprattutto Giuditta e Oloferne, tengono l’osservatore incollato alla luce ed alle ombre di questo immenso artista.
-          Lo spettacolare affresco di Pietro da Cortona nel salone progettato da Gian Lorenzo Bernini al centro del complesso architettonico del palazzo, rappresenta una pietra miliare nella storia della pittura barocca. Raffigura il Trionfo della Divina Provvidenza,
-          Nella Sala 25 del secondo piano, “La Pittura a Napoli da Ribeira a Luca Giordano”, il Capomastro di Luca Giordano, richiama fortemente il realismo di Caravaggio.
-          Nella Sala 34, sempre al secondo piano, “Presenze artistiche in Italia settentrionale tra Seicento e Settecento”, Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto. dipinge il Ritratto di giovane fumatore con una visione familiare e realistica.

Queste di seguito sono alcune immagini delle opere e delle decorazioni di pareti e soffitti che, grazie all’autorizzazione del capo servizio e della Dott.ssa Lo Bianco, abbiamo preso in questo pomeriggio estivo.






Francesco Bianchi Ferrari
Orazione di Cristo nell’orto di Getsemani


Pedro Hernandez da Murcia
La visione del beato Amedeo Menez de Sylva


Pittore lucchese attivo metà XIII secolo
Croce dipinta


Bartolo di Fredi
Madonna con bambino

La scala del Bernini


Ignoto artista Fiorentino metà del  XVI secolo
Ritratto di Isabella dè Medici






Caravaggio
Giuditta e Oloferne


Al centro
Giovan Francesco Barbieri, detto
Guercino
Flagellazione di Cristo








Raffaello
La Fornarina

Il secondo piano





Gian Lorenzo Bernini
Ritratto di Papa Urbano VIII






martedì 20 settembre 2011

Involtini con fichi e uva



Per 2 persone
Ingredienti:
4 fettine di arista di maiale
4 fettine sottili di pancetta
4 fichi piccoli e sodi
1 spicchio d’aglio
sale, pepe q.b.
½ bicchiere di vini bianco
olio evo
1 grappolo di uva da vino bianca (o altra)

Battere la carne su un tagliere. Sopra ad ogni fettina di arista metterne una di pancetta e un fico ben lavato ed asciugato. Arrotolare la carne e fermare l’involtino con uno stecchino. Mettere sul fuoco una padella, versare dell’olio e aggiungere l’aglio in camicia. Toglierlo quando sarà dorato. Mettere a rosolare gli involtini senza coperchio. Sfumare con mezzo bicchiere di vino bianco e lasciare cuocere la carne con il coperchio a fuoco medio. Nel frattempo lavare il grappolo d’uva e staccare gli acini dal raspo. Appoggiare una padellina sul fuoco con due cucchiai di olio, unire i chicchi d’uva e lasciare cuocere per circa 10 minuti con un pizzico di sale e pepe. Quando la carne è cotta togliere il coperchio, unire la salsa d’uva e lasciare insaporire a fuoco alto per qualche minuto. Servire gli involtini sulla salsa dopo aver tolto lo stecchino.




Partecipiamo al contest di Gattoghiotto e Malvarosa Edizioni


mercoledì 14 settembre 2011

Polpettine vegetariane di melanzane


In questa ricetta ho deciso di non bollire le melanzane e di non privarle della buccia.

Ingredienti:
500 gr di melanzane nere
1 uovo intero
80 gr di mollica di pane raffermo
50 gr di parmigiano grattugiato
50 gr di pecorino grattugiato
1 spicchio d’aglio
Prezzemolo tritato q.b.
Sale, pepe q.b.

Far ammorbidire la mollica di pane in un poca acqua. Lavare, asciugare le melanzane e tagliarle a cubetti piccoli. Mettere sul fuoco una padella con olio evo e lo spicchio d’aglio. Togliere l’aglio quando sarà dorato e versare nella padella le melanzane tagliate. Lasciare trifolare girando spesso. Quando  le melanzane sono cotte lasciarle freddare. Metterle in un mixer e tritarle grossolanamente. Trasferire la polpa in una ciotola, aggiungere l’uovo, la mollica ben strizzata, i due formaggi grattugiati, il prezzemolo, sale e pepe. Amalgamare bene, usare prima una forchetta, poi continuare con le mani ben pulite. Se l’impasto risulta troppo umido, aggiungere un poco di pangrattato. Preparare delle polpettine grandi come una noce (è utile mentre si formano le polpettine, immergere ogni tanto le mani in acqua fredda) e passarle nel pangrattato. Friggere le polpettine in due dita di olio evo ben caldo. Quando saranno dorate e croccanti scolarle su carta assorbente. Sono buone sia calde che fredde.

Queste polpettine sono una buona idea per un aperitivo, servite con olio balsamico ristretto; oppure servite con la salsa tzatzichi; si possono cuocere anche in forno a 180° fino a doratura su una teglia foderata con carta forno, girate spesso (fare attenzione perché nel forno si possono asciugare troppo).
Io le ho passate in un miscuglio di farina e farina di mais al 50% e sono venute molto delicate.
Si può usare anche farina di riso.

martedì 13 settembre 2011

Peperoncini e peperoni



Sono arrivati a casa mia, direttamente da Chiaromonte (PZ), i prodotti freschi dell’orto di Nik (veramente a km 0). Inoltre è arrivata inattesa la scorta di peperoni cruschi e di peperoncini piccanti per l’inverno. I peperoni freschi I.G.P. di Senise li ho riempiti di carne macinata. Alcuni li ho congelati, altri li abbiamo messi in forno e mangiati subito.

Per il ripieno dei peperoni
Ingredienti:
400 gr di polpa di manzo macinata
1 uovo intero
4 fette di pancarrè (o mollica di pane)
latte q.b. (anche acqua)
80 gr di parmigiano grattugiato
un ciuffo di prezzemolo tritato
sale, pepe q.b.
1 spicchio di aglio tritato (a piacere)

Mettere ad ammorbidire il pane con il latte. In una ciotola mettere la carne macinata, unire il pane strizzato, il parmigiano grattugiato, il prezzemolo tritato, l’uovo, il sale, il pepe. Amalgamare bene il tutto e lasciare insaporire per 30 minuti in frigo.
Tagliare la calotta dei peperoni e metterla da parte. Togliere i semi e i filamenti interni dei peperoni.
Lavarli sotto l’acqua corrente, dentro, fuori e metterli a scolare. Asciugare i peperoni, riempirli con il composto di carne (spingere con un cucchiaino la carne verso il basso, in modo da riempire completamente i peperoni).  Chiudere ogni peperone con la propria calotta e fermare con uno stecchino. Sistemare i peperoni in una teglia da forno, distribuire sopra un filo d’olio evo e infornare a forno  caldo a 180° per circa 30 minuti. Durante la cottura girare i peperoni una sola volta. Servire i peperoni con la salsa di cottura.

Se non si hanno i peperoni di Senise, si possono usare i peperoni friggitelli (friarielli).










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